Estate, rileggendo i libri poetici e sapienzali della Bibbia.
Cantico dei cantici 2^Poema
Libro della Sapienza Cap. 2
1CANTICO DEI CANTICI, DI SALOMONE.
SECONDO POEMA
Lo sposo cerca la sposa 8Una voce! L'amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. 9L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. 10Ora l'amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! 11Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; 12i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. 13Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! 14O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole». Intensità d'amore 15Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che devastano le vigne: le nostre vigne sono in fiore. 16Il mio amato è mio e io sono sua; egli pascola fra i gigli. 17Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto, sopra i monti degli aromi. La sposa cerca l'amato del suo cuore 1Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. 2Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia. L'ho cercato, ma non l'ho trovato. 3Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: «Avete visto l'amore dell'anima mia?». 4Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amore dell'anima mia. Lo strinsi forte e non lo lascerò, finché non l'abbia condotto nella casa di mia madre, nella stanza di colei che mi ha concepito. 5Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amore, finché non lo desideri.
LA SAPIENZA E IL DESTINO DELL'UOMO
Cap. 2 Le scelte degli empi 1 Dicono fra loro sragionando: «La nostra vita è breve e triste; non c'è rimedio quando l'uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti. 2Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati: è un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore, 3spenta la quale, il corpo diventerà cenere e lo spirito svanirà come aria sottile. 4Il nostro nome cadrà, con il tempo, nell'oblio e nessuno ricorderà le nostre opere. La nostra vita passerà come traccia di nuvola, si dissolverà come nebbia messa in fuga dai raggi del sole e abbattuta dal suo calore. 5Passaggio di un'ombra è infatti la nostra esistenza e non c'è ritorno quando viene la nostra fine, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro. 6Venite dunque e godiamo dei beni presenti, gustiamo delle creature come nel tempo della giovinezza! 7Saziamoci di vino pregiato e di profumi, non ci sfugga alcun fiore di primavera, 8coroniamoci di boccioli di rosa prima che avvizziscano; 9nessuno di noi sia escluso dalle nostre dissolutezze. Lasciamo dappertutto i segni del nostro piacere, perché questo ci spetta, questa è la nostra parte. 10Spadroneggiamo sul giusto, che è povero, non risparmiamo le vedove, né abbiamo rispetto per la canizie di un vecchio attempato. 11La nostra forza sia legge della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. La condotta del giusto è rimprovero per l'empio 12Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta. 13Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. 14È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, 15perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. 16Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre. 17Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. 18Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. 19Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. 20Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà». Origine del male e della morte 21Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati. 22Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile. 23Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. 24Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.
La vita va presa sul serio: questo è il messaggio che, a mio parere, emerge dal Libro della sapienza. Va presa sul serio anche quando le circostanze sembrano sviare o addirittura soffocare la volontà di giustizia, di misericordia… Un messaggio che trovo riproposto, in senso laico, da Nazim Hikmet, un poeta sul quale si è accanita la durezza del potere dittatoriale, e che, tuttavia, in carcere ha scritto poesie che rimangono come inni senza tempo all’amore, alla giustizia, alla vita. Come questa che riporto qui di seguito, a commento del passo di Salomone.
Nazim Hikmet
La vita non è uno scherzo…
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita sulla bilancia
peserà di più.
(da “Poesie d’amore”, traduzione di Joyce Lussu, Mondadori, Milano 2006)
L’autore. Nato a Salonicco nel 1902, quando la città appartava alla Turchia, Nazim Hikmet fu un esponente d’avanguardia nella cultura turca. Malvisto per aver denunciato pubblicamente i massacri del popolo armeno del 1915-1922, dovette trasferirsi in esilio volontario in Russia, paese verso il quale lo spinse anche la simpatia per la recente rivoluzione ispirata al marxismo. Tornato in patria nel ’28, per la sua opposizione alla dittatura di Kemal Atatürk si trovò sotto la costante sorveglianza da parte della polizia e ripetutamente incarcerato con vari pretesti, senza peraltro smettere di scrivere. Nel 1938 la condanna fu più dura: accusato di istigare con le sue opere alla rivolta, fu condannato a 28 anni di carcere (cosa che dimostra quanto il potere di ogni tipo tema la penna degli scrittori che si esprimono liberamente). In prigione rimase quattordici anni, e vi scrisse le opere più belle. Fu rimesso in libertà nel 1950, per le pressioni di una commissione internazionale che comprendeva anche il pittore Pablo Picasso. Trovò infine rifugio a Mosca: da qui intraprese frequenti viaggi in Europa, e a Mosca morì, nel 1963, dopo una delle molte crisi cardiache che ne avevano segnato l’esistenza.