ARCHIVIO

Voci parrocchiali – I commenti della settimana

9 Luglio 2018 – Il pensiero di Don Milani
maria rosa tabellini partini

«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6. 4). Qualche spunto di riflessione dalla lettura del Vangelo di domenica 8 luglio.

«E allora il maestro deve essere per quanto può, profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso».
Così scriveva don Milani, maestro e profeta incompreso, prete ribelle eppur rispettosissimo, nella “Lettera ai giudici”. Impossibilitato a recarsi in tribunale, aveva affidato alla lettera le sue convinzioni sulla legittimità dell’obiezione di coscienza, in un periodo in cui l’obiezione non era ancora considerata una espressione di libertà di pensiero, ma un insulto alla patria.
E sull’uso distorto del concetto di patria, don Milani nel 1965 aveva scritto parole di fuoco, che oggi suonano di inquietante attualità:
«Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia patria, gli altri i miei stranieri» (il testo, tratto da una delle ultime lettere di don Milani, apparve sulla rivista «Rinascita» nel marzo del ’65).
Nonostante la riscoperta del valore dell’opera e degli scritti di don Milani, il priore di Barbiana rischia ancora oggi di essere un profeta incompreso.

 

Rispondi