DAL CANTICO DEI CANTICI ALLA POESIA DELL’AMORE CONIUGALE
Anche se intendiamo attribuire al Cantico dei Cantici una interpretazione allegorica che alluda alla storia di Dio e del suo popolo, o di Cristo e della Chiesa, sotto il velame di una storia d’amore (per non dire delle altre numerose esegesi avanzate nei secoli), il linguaggio del Cantico colpisce comunque per le immagini di lussureggiante freschezza, e il tema amoroso dell’incontro dei due sposi è, almeno nella lettera del testo, innegabile.
Il tema dell’amore coniugale è costante nella poesia di ogni epoca, declinato in varie forme, da quelle esuberanti alle più caste. Al filone più intimista e sobrio, ma non per questo meno intenso e commosso, appartiene questa poesia di Attilio Bertolucci, una delle tante dedicate alla moglie Ninetta. Il poeta, ormai sessantenne, rivolge alla moglie l’invito ad abbandonarsi a un sentimento esclusivo, che lascia fuori – almeno per un poco – la quotidianità, i pensieri cupi, il tempo stesso: un attimo vibrante di eternità fissato per sempre nella poesia.
PORTAMI CON TE
Portami con te nel mattino vivace
le reni rotte l’occhio sveglio appoggiato
al tuo fianco di donna che cammina
come fa l’amore,
sono gli ultimi giorni dell’inverno
a bagnarci le mani e i camini
fumano più del necessario in una
stagione così tiepida,
ma lascia che vadano in malora
economia e sobrietà,
si consumino le scorte
della città e della nazione
se il cielo offuscandosi, e poi
schiarendo per un sole più forte,
ci saremo trovati
là dove vita e morte hanno una sosta,
sfavilla il mezzogiorno, lamiera
che è azzurra ormai
senza residui e sopra
calmi uccelli camminano non volano.
(da “Viaggio d’inverno”, 1971)
L’autore. Attilio Bertolucci, padre dei registi Bernardo Bertolucci e Giuseppe Bertolucci, è annoverato tra i poeti più significativi del secondo Novecento. Maturò la sua formazione umana e poetica nell’ambiente parmense, dov’era nato nel 1911 da una famiglia della borghesia agraria, e dove ritornò regolarmente anche dopo che, nel 1951, si era trasferito a Roma. La natura della vasta campagna emiliana torna infatti spesso nelle sue poesie, che iniziò a scrivere fin da giovanissimo. Sposò Ninetta Giovanardi nel 1938, e a lei fu legato per tutta la vita. Morì a Roma, nel 2000, ed è sepolto a Parma, nel cimitero della Villetta.