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Liturgia Domenica 23 Settembre 2018

LITURGIA DOMENICA 23 SETTEMBRE 2018

Parrocchia del Corpus Domini in S.Miniato alle Scotte
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde

Commento
Il santo battesimo ci ha inseriti nella morte del Signore, ci ha resi conformi al suo sacrificio. Questa è la radice della nostra esistenza cristiana, la sua sorgente profonda: il frutto deve essere l’umiltà, l’esistenza che ne sgorga deve essere un’esistenza donata nel servizio. È questo un punto centrale della vita cristiana. In essa, e dunque nella Chiesa, la logica delle “precedenze” è completamente rovesciata: il primo è colui che si fa il servo di tutti, come Gesù, il cui primato è stato posto dalla sua obbedienza ed immolazione sulla croce. La vera dignità è nella possibilità offerta all’uomo di imitare l’umiltà del Verbo Incarnato. Una conseguenza sconvolgente: il piccolo è il “sacramento” di Gesù e quindi in lui accogliamo il Padre.

ANTIFONA D’INGRESSO
“Io sono la salvezza del popolo”,
dice il Signore,
“in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò,
e sarò il loro Signore per sempre”.

Colletta
O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo
hai posto il fondamento di tutta la legge,
fa’ che osservando i tuoi comandamenti
meritiamo di entrare nella vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:
O Dio, Padre di tutti gli uomini,
tu vuoi che gli ultimi siano i primi
e fai di un fanciullo la misura del tuo regno;
donaci la sapienza che viene dall’alto,
perché accogliamo la parola del tuo Figlio
e comprendiamo che davanti a te
il più grande è colui che serve.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA (Sap 2, 12.17-20)
Condanniamo il giusto a una morte infamante.

Dal libro della Sapienza

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.

Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 53)
Rit: Il Signore sostiene la mia vita.

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

SECONDA LETTURA (Giac 3, 16-4.3)
 Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di
 giustizia. 

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.
Parola di Dio

Canto al Vangelo (Cf 2 Ts 2,14)
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.

VANGELO (Mc 9, 30-37)
 Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia
il servitore di tutti. 

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Servire è la parola che, da sola, può riassumere tutta la vita di Gesù. Egli si è messo a servizio di tutti gli uomini fino al dono della vita. Chiediamo nella preghiera la capacità di imitarlo in questo fondamentale stile di vita.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.

1. Per la Chiesa: sia nel mondo serva e povera come Gesù, vicina a tutte le vittime dell’ingiustizia e accogliente verso i loro bisogni, preghiamo.
2. Per i perseguitati, i piccoli e gli oppressi: siano al centro delle politiche economiche, perché la priorità vada sempre data alla cura della persona, preghiamo.
3. Per coloro che si arricchiscono vendendo armi e alimentando guerra, vendetta e odio: Dio tocchi loro il cuore prima che procurino altro male all’umanità, preghiamo.
4. Per la nostra comunità cristiana: sia il luogo dell’ascolto reciproco e del servizio verso tutti, senza preferenze o distinzioni, e sappia educare e stimolare al servizio, preghiamo.

O Padre, noi ti invochiamo con umiltà e fiducia: aiutaci a confidare non nella grandezza, o negli onori o nella forza, ma nella gioia di servire i nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
Accogli, o Padre, l’offerta del tuo popolo
e donaci in questo sacramento di salvezza
i beni nei quali crediamo e speriamo con amore di figli.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona di comunione
Hai dato, Signore, i tuoi precetti,
perché siano osservati fedelmente.
Siano diritte le mie vie nell’osservanza
dei tuoi comandamenti. (Sal 119,4-5)

Oppure:
“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore,
e le mie pecore conoscono me”, dice il Signore. (Gv 10,14)

Oppure:
“Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo
e il servo di tutti”, dice il Signore. (Mc 9,35)

Preghiera dopo la comunione
Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto
il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti,
perché la redenzione operata da questi misteri
trasformi tutta la nostra vita.
Per Cristo nostro Signore.

1 comment

  1. «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». (Mc. 9, 35)

    I poveri illuminati dalla luce dell’autentica sapienza non sono personaggi frequenti nella letteratura contemporanea. Non è raro incrociarli, invece, nella grande letteratura russa dell’Ottocento (dove, peraltro, non mancano nemmeno le figure diaboliche). Ne è un esempio la figura di Karataev, che compare nel romanzo “Guerra e pace” di Lev Tolstoj: si tratta di un incontro fortuito e a tutta prima marginale nel romanzo, che però segna il cambiamento di prospettiva nella vita del protagonista e rimane indelebile nella memoria del lettore.
    Pierre, figlio illegittimo del ricco conte Bezuchon, è il protagonista del romanzo: giovane ricco e colto, spinto da impulsi contraddittori che oscillano tra gli ideali di uomo giusto e la frequentazione di bagordi di ogni tipo, Pierre si avvia a una profonda maturazione nel corso della guerra contro Napoleone. La svolta della sua vita è segnata dall’incontro con il soldato-contadino Platon Karataev. Fatto prigioniero, Pierre conosce il pio e sereno «ometto» in una misera baracca riservata ai detenuti. Qui Karataev, con la sua sorridente generosità e l’ingenua sapienza di povero contadino, non esita a condividere con l’aristocratico Pierre il suo pranzo: qualche patata lessa. È lo svelamento della ricchezza dello spirito che trova luogo nella povertà delle cose.
    Qui di seguito, trascrivo il passo dal libro IV, cap. 12, che presenta l’incontro fra i due personaggi. Nella sua semplicità, mi pare si attagli bene alla esortazione evangelica a farsi servitori degli altri.
    Maria Rosa Tabellini P.

    […] Accanto a lui sedeva, tutto curvo, un ometto, la cui presenza Pierre aveva avvertita da prima per il forte odor di sudore che esalava da lui a ciascuno dei suoi movimenti. Quest’uomo, nel buio, si faceva qualcosa ai piedi e, benché Pierre non lo vedesse in viso, sentiva che quell’uomo lo guardava fisso. Aguzzando gli occhi nell’oscurità, Pierre capì che quell’uomo si stava scalzando. […]
    «Avete visto molte miserie, signore? Eh?» disse a un tratto l’ometto. E c’era una tale espressione di affetto e di semplicità nella voce melodiosa di quell’uomo, che Pierre volle rispondere, ma gli tremò la mascella ed egli si sentì le lacrime agli occhi. L’ometto, nello stesso momento, senza dare a Pierre il tempo di mostrare il suo imbarazzo, cominciò a parlare con la stessa voce simpatica.
    «Eh, falchetto, non ti affliggere – disse egli con quella cantilena affettuosa con cui parlano le vecchie contadine russe –. Non ti affliggere, amico mio: si soffre un’ora e si vive un secolo! Ecco come la va, mio caro. E qui, grazie a Dio, viviamo senza troppi guai. Uomini ce n’è di buoni e di cattivi anche qui – disse egli e, mentre parlava ancora, con un movimento agile, si piegò sulle ginocchia, si alzò e, tossicchiando, se ne andò più in là –. Ah, birbantello, è tornato!». Dall’estremità della baracca Pierre udì la stessa voce affettuosa. «È tornato, birbantello, se ne ricorda…». E il soldato, respingendo da sé un cagnolino che gli saltava addosso, tornò al suo posto e sedette. Nelle sue mani c’era una cosa ravvolta in uno straccio. «Ecco, mangiate, signore – disse egli, rivolgendosi di nuovo a Pierre col tono rispettoso di dianzi e tirando fuori e offrendogli alcune patate lesse –. A desinare abbiamo avuto la zuppa. Ma le patate sono eccellenti!».
    Pierre non aveva mangiato in tutto il giorno e l’odore delle patate gli parve insolitamente squisito. Ringraziò il soldato e si mise a mangiare.
    «Perché mangi così? – disse il soldato sorridendo, e prese una patata –. Fa’ così». Tirò fuori di nuovo il coltellino a serramanico, tagliò sul palmo della mano una patata in due parti eguali, l’asperse di sale che prese nello straccio e la porse a Pierre.
    «Le patate sono eccellenti – ripeté –. Mangia così».
    Pareva a Pierre di non aver mai mangiato un piatto più gustoso. […]

    (Da Lev Tolstoj, Guerra e pace, trad. it. di E. Carafa d’Andria, Einaudi, Torino 1942)

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