Domenica 25 novembre alla messa delle 11.30 presso la Chiesa di Vico Alto si festeggiano gli anniversari.
Tutte le coppie che festeggiano 5 o multipli di 5 anni di matrimonio sono invitate a partecipare.
AMORE A PRIMA VISTA
Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro se non ricordano – una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava, gli tagliava la strada
e soffocando un risolino si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa o il martedì scorso una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno, subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti è solo un seguito
e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.
Wisława Szymborska, “Amore a prima vista”, edizione con testo a fronte, traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi, Milano 2017
La Szymborska era nata a Bnin (oggi Kórnik) in Polonia, nel 1923 ed è morta a Cracovia nel 2012. Quando nel 1996 le fu assegnato il premio Nobel, in Italia quasi nessuno la conosceva. Oggi la sua poesia «gode di un riconoscimento che le viene non solo dalla critica, ma innanzitutto dai lettori», come ebbe a scrivere Pietro Marchesani, il traduttore italiano della poetessa.
I libri di poesia della Szymborska sono pochi. Il motivo lo svelò lei stessa, con la solita autoironia: «Pubblico poco perché scrivo di notte, ma di giorno ho la pessima abitudine di leggere ciò che ho scritto, e sono dell’opinione che non tutto resista alla prova di una rotazione del globo terrestre». Insomma: la poesia non è un profluvio di parole nelle quali uno tira fuori le proprie emozioni e in un quarto d’ora la poesia è pronta, come credono molti. Per la Szymborska la poesia si traduce in versi centellinati, ma può nascere da tutto. Qualsiasi argomento, dal più ordinario al più drammatico può essere condensato in una poesia.
L’amore, uno dei temi ricorrenti nell’opera della Szymborska, assume molteplici forme e compare, sovente con una tonalità affettuosa e ironica, in tutte le possibili, diverse sembianze e situazioni in cui si manifesta nella vita, ma si rivela principalmenta come miracolo: quando si realizza, ma anche quando fallisce, l’amore lascia una traccia indelebile in chi l’ha vissuto come in chi se lo è lasciato sfuggire.
Una postilla poetica per la festa degli anniversari (domenica 25 novembre 2018)
AMORE A PRIMA VISTA
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Wisława Szymborska, “Amore a prima vista”, edizione con testo a fronte, traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi, Milano 2017
La Szymborska era nata a Bnin (oggi Kórnik) in Polonia, nel 1923 ed è morta a Cracovia nel 2012. Quando nel 1996 le fu assegnato il premio Nobel, in Italia quasi nessuno la conosceva. Oggi la sua poesia «gode di un riconoscimento che le viene non solo dalla critica, ma innanzitutto dai lettori», come ebbe a scrivere Pietro Marchesani, il traduttore italiano della poetessa.
I libri di poesia della Szymborska sono pochi. Il motivo lo svelò lei stessa, con la solita autoironia: «Pubblico poco perché scrivo di notte, ma di giorno ho la pessima abitudine di leggere ciò che ho scritto, e sono dell’opinione che non tutto resista alla prova di una rotazione del globo terrestre». Insomma: la poesia non è un profluvio di parole nelle quali uno tira fuori le proprie emozioni e in un quarto d’ora la poesia è pronta, come credono molti. Per la Szymborska la poesia si traduce in versi centellinati, ma può nascere da tutto. Qualsiasi argomento, dal più ordinario al più drammatico può essere condensato in una poesia.
L’amore, uno dei temi ricorrenti nell’opera della Szymborska, assume molteplici forme e compare, sovente con una tonalità affettuosa e ironica, in tutte le possibili, diverse sembianze e situazioni in cui si manifesta nella vita, ma si rivela principalmenta come miracolo: quando si realizza, ma anche quando fallisce, l’amore lascia una traccia indelebile in chi l’ha vissuto come in chi se lo è lasciato sfuggire.
MRT