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Le Liturgia di Domenica 23 Giugno 2019 – Festa del Corpus Domini

Parrocchia in San Miniato alle Scotte – Siena Chiesa del Corpus Domini

23 Giugno Domenica del Corpus Domini – Festa della parrocchia di San Miniato alle Scotte – Chiesa del Corpus Domini

23 Giugno festa del Corpus Domini e festa della nostra parrocchiaore 11,15 messa solenne (prosegue la festa per i 50 anni di Sacerdozio di Don Sergio); – ore 18,00 sono celebrati i secondi Vespri, a cui seguirà un piccolo rinfresco. Data l’importanza di questo appuntamento, sarebbe bene partecipare numerosi.

Per eventuali contatti: a) tramite mail: parrocchiaminiatoscotte@alice.it b) tramite “contatti” dell’Home Page del sito La Liturgia di Domenica 23 Giugno 2019     SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C) Grado della Celebrazione: SOLENNITA’ Colore liturgico: Bianco

Commento Onoriamo e adoriamo oggi il “Corpo del Signore”, spezzato e donato per la salvezza di tutti gli uomini, fatto cibo per sostenere la nostra “vita nello Spirito”. Gesù ha moltiplicato i pani e i pesci per nutrire la folla che lo seguiva: il cibo fisico agisce in me anche quando non ci penso, anche quando dormo si trasforma in carne, sangue, energie vitali. Il cibo spirituale è diverso: è efficace se io collaboro con Cristo, che vuole trasformare la mia vita nella sua. L’Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: “Qui c’è il Signore!”. Se guardo a me stesso, mi trovo sempre piccolo, imperfetto, peccatore, pieno di limiti. Eppure Dio mi ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere la sua vita di amore. L’Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta di amore che coinvolge tutta la mia vita: deve rendermi disponibile ad amare il prossimo, fino a dare la mia vita per gli altri. Secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.

Antifona d’ingresso Il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, lo ha saziato di miele della roccia. (Sal 81,17) Colletta Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Oppure: Dio Padre buono, che ci raduni in festosa assemblea per celebrare il sacramento pasquale del Corpo e Sangue del tuo Figlio, donaci il tuo Spirito, perché nella partecipazione al sommo bene di tutta la Chiesa, la nostra vita diventi un continuo rendimento di grazie, espressione perfetta della lode che sale a te da tutto il creato. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
PRIMA LETTURA  (Gen 14,18-20)
Offrì pane e vino. Dal libro della Gènesi In quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». E [Abramo] diede a lui la decima di tutto. Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE (Sal 109) Rit: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore. Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek».
SECONDA LETTURA  (1Cor 11,23-26)
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Parola di Dio SEQUENZA [Sion, loda il Salvatore, la tua guida, il tuo pastore con inni e cantici. Impegna tutto il tuo fervore: egli supera ogni lode, non vi è canto che sia degno. Pane vivo, che dà vita: questo è tema del tuo canto, oggetto della lode. Veramente fu donato agli apostoli riuniti in fraterna e sacra cena. Lode piena e risonante, gioia nobile e serena sgorghi oggi dallo spirito. Questa è la festa solenne nella quale celebriamo la prima sacra cena. È il banchetto del nuovo Re, nuova Pasqua, nuova legge; e l’antico è giunto a termine. Cede al nuovo il rito antico, la realtà disperde l’ombra: luce, non più tenebra. Cristo lascia in sua memoria ciò che ha fatto nella cena: noi lo rinnoviamo. Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza. È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre la natura. È un segno ciò che appare: nasconde nel mistero realtà sublimi. Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie. Chi ne mangia non lo spezza, né separa, né divide: intatto lo riceve. Siano uno, siano mille, ugualmente lo ricevono: mai è consumato. Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca. Vita ai buoni, morte agli empi: nella stessa comunione ben diverso è l’esito! Quando spezzi il sacramento non temere, ma ricorda: Cristo è tanto in ogni parte, quanto nell’intero. È diviso solo il segno non si tocca la sostanza; nulla è diminuito della sua persona.] Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non dev’essere gettato. Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte, nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri. Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi. Canto al Vangelo (Gv 6,51) Alleluia, alleluia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. Alleluia.
VANGELO  (Lc 9,11-17)
Tutti mangiarono a sazietà.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. Parola del Signore Preghiera dei fedeli Il Signore si è fatto pane per noi e ci chiede di accogliere e vivere quest’atto d’amore. È un compito alto che, nella nostra libertà, siamo chiamati a vivere ogni giorno. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Signore, il tuo pane di vita. 1. Perché la Chiesa sappia sempre accogliere la povertà umana e, attraverso la tua Parola, sappia trasformarla in abbondanza. Preghiamo. 2. Perché guardando il nostro corpo ci ricordiamo sempre che tu ne hai avuto uno uguale. Preghiamo. 3. Perché la nostra fede non si limiti a una sterile adesione formale, ma si incarni in ricchezza spirituale. Preghiamo. 4. Perché la coscienza del tuo sacrificio si trasformi in coraggio di fronte ai nostri. Preghiamo. O Padre, tu ci hai redenti col corpo e il sangue del tuo unico Figlio. L’immensità di questo amore resta per noi un mistero. Aiutaci a non ammirarlo soltanto, ma a viverlo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Preghiera sulle offerte Concedi benigno alla tua Chiesa, o Padre, i doni dell’unità e della pace, misticamente significati nelle offerte che ti presentiamo. Per Cristo nostro Signore. PREFAZIO L’Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente e misericordioso, per Cristo nostro Signore. Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te per primo si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria. Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa. Per questo mistero del tuo amore, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo… Oppure: PREFAZIO L’Eucaristia vincolo di unità e di perfezione È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Nell’ultima cena con i suoi Apostoli, egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della sua passione e si offrì a te, Agnello senza macchia, lode perfetta e sacrificio a te gradito. In questo grande mistero tu nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra. E noi ci accostiamo a questo sacro convito, perché l’effusione del tuo Spirito ci trasformi a immagine della tua gloria. Per questo mistero di salvezza il cielo e la terra si uniscono in un cantico nuovo di adorazione e di lode, e noi con tutti gli angeli del cielo proclamiamo senza fine la tua gloria: Santo… Antifona di comunione Gesù prese i cinque pani e i due pesci e li diede ai discepoli, perché li distribuissero alla folla. Alleluia. (Lc 9,16) Preghiera dopo la comunione Donaci, Signore, di godere pienamente della tua vita divina nel convito eterno, che ci hai fatto pregustare in questo sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. (Liturgia da La Chiesa.It)
 

1 comment

  1. La poesia del Vangelo. Domenica 23 giugno 2019 (Luca 9, 11-17)

    Il racconto di della moltiplicazione dei pani e dei pesci è una pagina di poesia: la poesia del Vangelo, la poesia delle cose. Immaginiamo la folla seduta in terra, al crepuscolo, il brusio incredulo e gli sguardi stupiti, i pani e i pesci distribuiti miracolosamente a tutti, le ceste riempite degli avanzi affinché niente vada sprecato. Aggiungervi una riga significherebbe rischiare l’ipocrisia della retorica sulla semplicità dei poveri. Meglio allora lasciare che sia la voce di un poeta e sacerdote a fare da eco, se pur alla lontana, al passo di Luca: la voce di David Maria Turoldo, che torna di nuovo a occupare questo spazio.
    Questa che riporto è una poesia amara sulla terra fattasi fioca, grigia, malata, dove «ognuno torna alla sua casa / sempre più solo» nel gelo delle moderne «liturgie» (ciascuno traduca il termine come crede: vengono comunque in mente i riti asfittici imposti dalla modernità consumista). In tale appassirsi dei colori e dei sentimenti, il poeta richiama al valore dell’autenticità: «tempo è di tornare ai poveri / per ritrovare il sapore del pane», e aggiunge: «E la gente, l’umile gente / abbia ancora chi l’ascolta». Allora, riscoperta la naturalezza del rapporto con la terra e col mondo, verrà spontaneo perfino «non chiedere nulla». (Maria Rosa Tabellini)

    David Maria Turoldo

    E NON CHIEDERE NULLA

    Ora invece la terra
    si fa sempre più orrenda:

    il tempo è malato
    i fanciulli non giocano più
    le ragazze non hanno
    più occhi
    che splendono a sera.

    E anche gli amori
    non si cantano più,
    le speranze non hanno più voce,
    i morti doppiamente morti
    al freddo di queste liturgie:

    ognuno torna alla sua casa
    sempre più solo.

    Tempo è di tornare poveri
    per ritrovare il sapore del pane,
    per reggere alla luce del sole
    per varcare sereni la notte
    e cantare la sete della cerva.
    E la gente, l’umile gente
    abbia ancora chi l’ascolta,
    e trovino udienza le preghiere.

    E non chiedere nulla.

    (Da David M. Turoldo, “Nel segno del Tau”, edizioni “All’insegna del pesce d’oro” di Vanni Scheiwiller, Milano 1988)

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