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Una poesia per Natale

Anche quest’anno provo ad accompagnare il tempo di Natale con qualche poesia. Apro con una poesia di un autore che non appartiene alla cerchia dei più ovvi autori natalizi: è l’occasione per scoprire come la poesia illumini le pieghe del quotidiano.
Maria Rosa Partini

Pierluigi Cappello, friulano, svela l’arcano che ritrova nei gesti di chi si prepara al rito annuale della messa. Il poeta ci porta in un paese tra le montagne del Friuli, la mattina di Natale. Neve alta. I paesani, avvezzi a indossare abiti da lavoro, sono impacciati nei vestiti della festa: gli uomini si annodano la cravatta con dita incerte, le donne tolgono dai cassettoni la gonna riposta tra la naftalina. Spesso, sono gli stessi abiti dei genitori indossati il giorno del matrimonio. La devozione sospende la consueta routine delle stoffe lise e impregnate di terra, dei tagli sulle mani di chi lavora nel bosco o in officina. È una parentesi del tempo in una scena dai ritmi arcaici, dove si insinua con naturalezza disarmante la presenza dei morti negli abiti che attraversano le generazioni: unica certezza, forse, in quel rituale che si perpetua nello scorrere degli anni. Sarà lo stesso il prossimo anno: qualcuno mancherà, ma non del tutto, perché l’abito della festa gli sarà sopravvissuto, conservato nella cassettiera per essere indossato da un figlio, da un nipote. E ci sarà sempre la neve alta, la mattina.

Pierluigi Cappello

NATIVITÀ

La neve sarà già alta la mattina,
nessuno di loro guarderà il nero dei rami che taglia
il cielo dell’inverno, il cielo che si specchia nella neve
la neve che si specchia dentro il cielo,
sfileranno dalle cassettiere i pantaloni migliori, la gonna giusta
la giacca che era del padre quando si sono sposati
annoderanno la cravatta con dita imprecise
e sapranno di acqua di rose e naftalina
perché sarà il giorno che accoglie la devozione
e ferma il tempo degli abiti sudici, dei tagli sulle mani;
si troveranno tutti nella chiesa troppo grande
per il paese piccolo e daranno al Natale la forma
delle loro giacche sformate, del loro stare vicini,
del vapore dei loro aliti, lo faranno per loro
e perché è la festa, e per tornare alle case
se non conciliati meno pesanti nel buio del giorno corto,
lo faranno allora, lo faranno oggi, lo faranno domani
lo faranno finché starà fermo il palo drizzato
nel mezzo del ricordare di chi li ricorda e la neve,
nel freddo, sarà già alta la mattina.

Da Stato di quiete. Poesie 2010-2016. Con una prefazione di Jovanotti, Rizzoli, Milano 2016

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