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IL PRESEPIO DI IOSIF BRODSKIJ – POESIA

IL PRESEPIO DI IOSIF BRODSKIJ

Siamo soliti osservare il presepio da spettatori esterni della scena, ammirandone le figurine, il paesaggio, la magia della composizione, forse ricercandone l’incanto dell’infanzia. Iosif Brodskij, poeta russo che ha conosciuto il freddo e la fatica dei lavori forzati in Sibera, ci invita invece a contemplare il presepio da un’angolazione diversa: da dentro, alla luce di un fiammifero che evoca il fuoco acceso in quella notte, le ombre sulla parete. Ci esorta a immaginare il freddo che filtra dalle fessure dell’impiantito, la fame nelle scodelle vuote, la fatica nelle pieghe dei vestiti malridotti; a immaginare i magi non issati su maestosi cammelli, ma su modesti carretti cigolanti, al suono di stonate sonagliere (non era ancora il tempo di gloriose campane per quel bimbo nel freddo della grotta). Allora sì, possiamo comprendere che Dio si incarna nella povertà, negli ultimi della terra, lontano dallo scintillare degli spettacoli, dal luccichio degli ori, dall’onore dei potenti. (Maria Rosa Tabellini)

Iosif Brodskij

IMMAGINA

Immagina, col fiammifero acceso, quella sera, la grotta,
e per sentire freddo ricorri alle fessure del piancito,
bastano le stoviglie per provare la fame,
quanto al deserto, è ovunque, in ogni dove.
Immagina, col fiammifero acceso, la grotta
a mezzanotte, il falò, silhouette di oggetti
e di animali, e, il viso nelle pieghe di un telo stazzonato,
anche Maria, Giuseppe e il Bimbo infagottato.
Immagina tre re, le carovane prossime alla grotta,
anzi tre raggi diretti su una stella,
cigolìo di carriaggi, sonagli tintinnanti
(quel bimbo non si è ancora guadagnato
rintocchi di campane nel turchino addensato).
Immagina che per la prima volta, di là dal buio
di uno spazio infinito, Dio ravvisi se stesso nel Figlio
fatto Uomo: un senzatetto in un altro negletto.

(da Iosif Brodskij, Poesie di Natale, Adelphi, 2004 – Traduzione di Anna Raffetto)

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