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POESIE PER NATALE – IOSIF BRODSKI

Mariarosa Tabellini

POESIE PER NATALE
IOSIF BRODSKIJ

24 DICEMBRE 1971

Siamo tutti a Natale, un po’ Re Magi.
Negli empori, fanghiglia e affollamento.
La gente, carica di mucchi di pacchetti,
mette un bancone sotto accerchiamento
per un po’ di croccante al gusto di caffè
così ciascuno è cammello e insieme re.
Reticelle, sacchetti, borse della spesa,
colbacchi e cravatte che vanno di traverso.
Effluvi di vodka, odori di pino e baccalà
e di cannella, mandarini e mele.
Marea di volti, e per via del vento misto a neve
il sentiero verso Betlemme non si vede.
Quelli che portano i modesti doni
saltano sui mezzi, sfondano i portoni,
spariscono negli abissi dei cortili,
eppure sanno che la grotta è vuota:
niente greppia, né un bue con l’asinello,
o Colei che circonfusa è da un aureo anello.
Il vuoto. Ma basta immaginarlo con la mente,
e dal nulla, di colpo un guizzo luminoso.
Deve saperlo Erode che quanto più è potente,
tanto più certo, ineludibile è il prodigioso evento.
La costanza di tale affinità è il meccanismo fondante della Natività
E adesso ovunque festeggiano
il Suo avvento, mettendo tutti i tavoli vicino.
Ancora non serve la stella nel turchino,
ma già si può vedere da lontano
la buona volontà di ogni figlio d’Adamo,
mentre i pastori attizzano i falò
Fiocca la neve: non fumano i comignoli
sui tetti, squillano invece. I volti come macchie.
Erode beve. Le donne nascondono i piccini.
Chi sta giungendo – non si sa mai:
ignoriamo i presagi, e il cuore sull’istante
potrebbe non ravvisar un forestiero nel viandante.
Ma quando, nel gelo della porta spalancata,
una figura avvolta nello scialle emerge
dalla foschia fitta della notte,
senti esistere in te senza vergogna
il Bambino e lo Spirito Santo;
poi guardi il cielo ed eccola, la Stella.

(da Poesie di Natale, Adelphi, Milano 2004 – Traduzione di Anna Raffetto)

Il poeta russo Iosif Brodskij (1940-1996) non sfuggì alla magia del Natale, e decise di scrivere ogni anno, alla vigilia della festa, una poesia. Questa è dedicata ai Magi. Racconta Brodskij: «Mi ispiravo a un’Adorazione dei Magi che avevo visto su una rivista… Amavo quella concentrazione di ogni cosa in un solo luogo – il che è quanto si verifica nella scena della grotta… e si compie il Miracolo. Perché i miracoli, attratti dalla terra, serbano gli indirizzi, anelando talmente a svolgere la prescritta funzione da giungere a destinazione perfino nel deserto».
La prima parte della poesia rappresenta la folla che si affretta agli acquisti: si avventura per le vie con reticelle, sacchetti, colbacchi. È gente russa, per la maggior parte modesta, ma non per questo meno assidua alla vodka, che impregna l’aria dove la neve si mischia agli odori del cibo. Un presepe vociante, infreddolito, senza traccia di sacro, a tratti cupo: serpeggia nelle madri la paura che si presenti un nuovo Erode. Eppure basta immaginarlo, dice il poeta, ed ecco che il miracolo, come ogni anno, si compie: una figura emerge all’improvviso dal buio nel gelo della porta spalancata, è l’epifania. Senza vergogna il cuore si apre, ed entra la luce della Stella. [Maria Rosa Tabellini]

 

 

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