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03 MAGGIO 2020 – IV DOMENICA DI PASQUA – LE RIFLESSIONI DI DON SERGIO –

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore
 Il battesimo, dunque, rende tutti i cristiani sacerdoti in quanto li unisce, li innesta nel corpo di Cristo, li consacra perché con la loro presenza nel mondo assicurino la manifestazione continua della comunione fra Dio e l’umanità. Il popolo di Dio, ci ricorda l’intervento di L.Sartori, è il primo depositario dell’investitura sacerdotale di Cristo, in quanto partecipe della sua missione di profeta, sacerdote e re. Potremmo dire che i cristiani sono inviati da Cristo per prolungare la sua azione sacerdotale nella storia: la chiesa in questa azione vive il suo essere sacramento della comunione che unisce Dio all’umanità e l’umanità a Dio, comunicando al mondo quella vita divina di cui è essa stessa fruisce per grazia.

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