Il ripristino delle campane (unito al commento in tono idillico) merita una poesia ad hoc. Non dispiaccia se ne copio qui di seguito una, celebre, del Pascoli.
Maria Rosa Partini
GIOVANNI PASCOLI
L’ORA DI BARGA
Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell’ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.
Tu dici, È l’ora, tu dici, È tardi,
voce che cadi blanda dal cielo.
Ma un poco ancora lascia che guardi
l’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,
cose ch’han molti secoli o un anno
o un’ora, e quelle nubi che vanno.
Lasciami immoto qui rimanere
fra tanto moto d’ale e di fronde;
e udire il gallo che da un podere
chiama, e da un altro l’altro risponde,
e, quando altrove l’anima è fissa,
gli strilli d’una cincia che rissa.
E suona ancora l’ora, e mi manda
prima un suo grido di meraviglia
tinnulo, e quindi con la sua blanda
voce di prima parla e consiglia,
e grave grave grave m’incuora:
mi dice, È tardi; mi dice, È l’ora.
Tu vuoi che pensi dunque al ritorno,
voce che cadi blanda dal cielo!
Ma bello è questo poco di giorno
che mi traluce come da un velo!
Lo so ch’è l’ora, lo so ch’è tardi;
ma un poco ancora lascia che guardi.
Lascia che guardi dentro il mio cuore,
lascia ch’io viva del mio passato;
se c’è sul bronco sempre quel fiore,
s’io trovi un bacio che non ho dato!
Nel mio cantuccio d’ombra romita
lascia ch’io pianga su la mia vita!
E suona ancora l’ora, e mi squilla
due volte un grido quasi di cruccio,
e poi, tornata blanda e tranquilla,
mi persuade nel mio cantuccio:
è tardi! è l’ora! Sì, ritorniamo
dove son quelli ch’amano ed amo.
(da Canti di Castelvecchio, 1907)
In risposta a:
maria rosa tabellini partini 34 Aprile 2018
Cognome: tabellini partini
Mail: matelda.mrt@gmail.com
Cell.Tel.: 3389707509
Testo: Non è una richiesta, la mia, ma un ringraziamento a chi si è speso e si spende per l’iniziativa “tecnologica” e soprattutto umana del sito parrocchiale, così ben fatto (anche sorprendente, se penso all’idiosincrasia (superata?) di don Sergio per i marchingegni informatici. Grazie. E speriamo che anche la nostra chiesa possa riveder le stelle dal tetto ricostruito…
Ora: febbraio 1, 2018 agiovedìThursdayUTCoThu, 01 Feb 2018 17:32:43 +0000UTC 5:32 pm
Nome: Luigi Fabiano
Mail: luigifabiano65@gmail.com
Cell.Tel.: 3299067366
Testo: Cari fratelli in Cristo vi segnalo il mio sito http://www.cattolicioggi.it. Pace e bene Luigi Fabiano
Ora: febbraio 7, 2018 amercoledìWednesdayUTCoWed, 07 Feb 2018 08:50:28 +0000UTC 8:50 am
27/12/2018
La notte di Natale – Emozioni condivise
di Antonella Franci Cortese
Sento il desiderio di esternare a tutti voi e primo fra tutti Don Sergio.
Il Natale di ieri è stato veramente una grande Festa densa di Spiritualita’ e di emozione.
Siamo stati sfollati e migranti per dieci anni e chi, come me è qui da quando il quartiere è nato, ancora da prima.
Una grande e fervente comunità dispersa.
Eppure nonostante le difficoltà Don Sergio non si è mai arreso e ha trasmesso fiducia e serenità.
Le attività della Parrocchia sono proseguite.
Sembrava davvero che il miracolo non avvenisse e invece abbiamo potuto festeggiare la Nascita di Gesù nella nostra Chiesa.
La chiesa era affollata il gregge in parte radunato.
Per me è stata un’emozione fortissima che ho percepito anche in tante persone, con gli occhi lucidi come i miei.
Tutto questo è stato possibile grazie all’abnegazione, alla costanza di Don Sergio ma anche al contributo di tante persone che dedicano lavoro e competenze.
Fondamentale il sito della Parrocchia che informa delle iniziative e attività.
Utilissimo il foglietto illustrativo che spiega la simbologia e l’identità degli artisti.
La chiesa è bellissima nella sua essenzialità, a noi il dovere di mantenerla nella sua forma artistica.
Qualcuno per tradizione la criticherà ma è segno dei nostri tempi e dobbiamo preservarla da aggiunte che la deturperebbero.
Ringrazio sentitamente le tante persone che per tanto tempo si sono dedicate con costanza a che finalmente tutto questo si realizzasse.
In primis Don Sergio ,quest’anno avrà un compleanno speciale.
Tanti auguri e ringraziamo il Signore.
Antonella Franci Cortese
Sulla riva
da “Onore del vero” di Mario Luzi
I pontili deserti scavalcano le ondate,
anche il lupo di mare si fa cupo.
Che fai? Aggiungo olio alla lucerna,
tengo desta la stanza in cui mi trovo
all’oscuro di te e dei tuoi cari.
La brigata dispersa si raccoglie,
si conta dopo queste mareggiate.
Tu dove sei? Ti spero in qualche porto…
L’uomo del faro esce con la barca,
scruta, perlustra, va verso l’aperto.
Il tempo e il mare hanno di queste pause.
(da M. Luzi, “Tutte le poesie”, Garzanti, Milano, 1988)
Mario Luzi riprende il tópos letterario della navigazione per rappresentare un’umanità che, dopo la tempesta, riacquista la speranza e si ritrova riunita. La prima parte della poesia mostra l’infuriare della tempesta, che desta preoccupazione anche in chi è più esperto («anche il lupo di mare si fa cupo»), mentre il poeta, che si sente parte di questa umanità, si mantiene desto aspettando che passi («aggiungo olio alla lucerna»). La seconda parte presenta gli abitanti («la brigata») che, passata la tempesta, si raccolgono sulla riva dopo lo scampato pericolo. Ma c’è chi, vigile («l’uomo del faro»), esce con la barca, a scrutare che non ci sia qualcuno ancora disperso.
Ecco, per me don Sergio è colui che ci ha traghettati attraverso questo mare purgatoriale, aiutato dai tanti che tenevano accesa la lucerna della speranza. Il popolo di San Miniato si è raccolto: rimane qualche amarezza, e l’ansia, forse, per ciò che ancora dev’essere fatto, ma è la gioia a dominare. Qualcuno si è disperso (in tutti questi anni, qualcuno non c’è più, qualcun altro è andato lontano): anche a loro va il pensiero dell’«uomo del faro». Di certo Luzi non pensava a una situazione come quella che ha vissuto la nostra comunità parrocchiale, ma è prerogativa della poesia curvarsi all’interpretazione degli accadimenti, e dar loro un senso. È don Sergio il nostro «uomo del faro».
Un aiuto concreto e ben gradito, quello che Don Sergio ha inviato: e tuttavia evoca una serie di significati metaforici che oltrepassano il limite fisico. L’acqua è infatti un bene prezioso per tutti i viventi, e anche una realtà che assume profondo valore simbolico fin dalle culture più antiche.
Ecco qui di seguito due variazioni sul tema dell’acqua, assai distanti nel tempo e nella dislocazione geografica. Per Francesco d’Assisi l’acqua è la creatura “sorella”, evocata nelle sue qualità positive, che si fa strumento di lode al Creatore; nella poesia di Borges, ambientata in una Buenos Aires del tempo perduto, l’acqua è associata all’immagine circolare del “pozzo” che racchiude in sé qualcosa di arcano e intrinsecamente poetico.
Francesco d’Assisi
[…]
Laudato si’ mi’ Signore, per sor’acqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
[…]
(“Laudes creaturarum”)
***
Jorge Luis Borges
IL SUD
Da un tuo cortile aver guardato
le antiche stelle,
dalla panchina in ombra aver guardato
quelle luci disperse
che non so ancora chiamare per nome
né ordinare in costellazioni,
aver sentito il cerchio d’acqua
nel segreto pozzo,
l’odore del gelsomino e della madreselva,
il silenzioso uccello addormentato,
la volta dell’androne, l’umido
– forse son queste cose la poesia.
(da “Fervore di Buenos Aires”,1923, traduzione di Tommaso Scarano)