ARCHIVIO Lavori per la Chiesa

Ripristinate le campane

Chiesa del Corpus Domini – San Miniato alle Scotte

Dopo lo stop di Pasqua, le campane della nostra chiesa non hanno più suonato. E’ stato necessario un intervento tecnico, con sostituzione dell’apparecchiatura di comando e di revisione generale ……………….(piove sul bagnato!).

Le campane ci fanno compagnia tutti i giorni, con il rintocco
delle ore e delle mezze, a partire dalle ore 8,30 fino alle ore 19,30.
Il mattutino o buongiorno, alle ore 8,00 ( 5 campane con
 l'Ave Maria di Lourdes).
 A mezzogiorno il doppio ricorda alle "massaie" che é ora di
 pensare al pranzo
 Ai vespri, prima che vadano in pausa, 5 campane suonano
 l'Ave Maria di Fatima.

Le campane per le S.Messe (Feriali ore 18,00 – Prefestiva 18,30 – Festiva 8,30 – 11,15)

 Feriali - 2 campane più grosse invitano a prepararsi per la
 S.Messa,  alle ore 17,30
 Il cenno, per affrettarsi alla S.Messa, é scandito dalle
 più piccole, alle ore 17,55
 Prefestivo (Sabato)-2 campane grosse, invitano a prepararsi per la
 S.Messa, alle ore 18,00
 Il cenno é scandito dalle più piccole alle ore 18,25
 Domenica - 2 campane grosse invitano a prepararsi per la S.Messa,
 alle ore 8,00 ed alle ore 10,45
 Il cenno é scandito dalle più piccole alle ore 8,25 ed alle ore 11,10
 La Domenica a mezzogiorno 5 campane suonano a distesa.

Il ripristino delle campane (unito al commento in tono idillico) merita una poesia ad hoc. Non dispiaccia se ne copio qui di seguito una, celebre, del Pascoli.
Maria Rosa Partini

Giovanni Pascoli
L’ORA DI BARGA

Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell’ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.

Tu dici, È l’ora, tu dici, È tardi,
voce che cadi blanda dal cielo.
Ma un poco ancora lascia che guardi
l’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,
cose ch’han molti secoli o un anno
o un’ora, e quelle nubi che vanno.

Lasciami immoto qui rimanere
fra tanto moto d’ale e di fronde;
e udire il gallo che da un podere
chiama, e da un altro l’altro risponde,
e, quando altrove l’anima è fissa,
gli strilli d’una cincia che rissa.

E suona ancora l’ora, e mi manda
prima un suo grido di meraviglia
tinnulo, e quindi con la sua blanda
voce di prima parla e consiglia,
e grave grave grave m’incuora:
mi dice, È tardi; mi dice, È l’ora.

Tu vuoi che pensi dunque al ritorno,
voce che cadi blanda dal cielo!
Ma bello è questo poco di giorno
che mi traluce come da un velo!
Lo so ch’è l’ora, lo so ch’è tardi;
ma un poco ancora lascia che guardi.

Lascia che guardi dentro il mio cuore,
lascia ch’io viva del mio passato;
se c’è sul bronco sempre quel fiore,
s’io trovi un bacio che non ho dato!
Nel mio cantuccio d’ombra romita
lascia ch’io pianga su la mia vita!

E suona ancora l’ora, e mi squilla
due volte un grido quasi di cruccio,
e poi, tornata blanda e tranquilla,
mi persuade nel mio cantuccio:
è tardi! è l’ora! Sì, ritorniamo
dove son quelli ch’amano ed amo.

(da Canti di Castelvecchio, 1907)

 


	

2 commenti

  1. Il ripristino delle campane (unito al commento in tono idillico) merita una poesia ad hoc. Non dispiaccia se ne copio qui di seguito una, celebre, del Pascoli.
    Maria Rosa Partini

    GIOVANNI PASCOLI

    L’ORA DI BARGA

    Al mio cantuccio, donde non sento
    se non le reste brusir del grano,
    il suon dell’ore viene col vento
    dal non veduto borgo montano:
    suono che uguale, che blando cade,
    come una voce che persuade.

    Tu dici, È l’ora, tu dici, È tardi,
    voce che cadi blanda dal cielo.
    Ma un poco ancora lascia che guardi
    l’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,
    cose ch’han molti secoli o un anno
    o un’ora, e quelle nubi che vanno.

    Lasciami immoto qui rimanere
    fra tanto moto d’ale e di fronde;
    e udire il gallo che da un podere
    chiama, e da un altro l’altro risponde,
    e, quando altrove l’anima è fissa,
    gli strilli d’una cincia che rissa.

    E suona ancora l’ora, e mi manda
    prima un suo grido di meraviglia
    tinnulo, e quindi con la sua blanda
    voce di prima parla e consiglia,
    e grave grave grave m’incuora:
    mi dice, È tardi; mi dice, È l’ora.

    Tu vuoi che pensi dunque al ritorno,
    voce che cadi blanda dal cielo!
    Ma bello è questo poco di giorno
    che mi traluce come da un velo!
    Lo so ch’è l’ora, lo so ch’è tardi;
    ma un poco ancora lascia che guardi.

    Lascia che guardi dentro il mio cuore,
    lascia ch’io viva del mio passato;
    se c’è sul bronco sempre quel fiore,
    s’io trovi un bacio che non ho dato!
    Nel mio cantuccio d’ombra romita
    lascia ch’io pianga su la mia vita!

    E suona ancora l’ora, e mi squilla
    due volte un grido quasi di cruccio,
    e poi, tornata blanda e tranquilla,
    mi persuade nel mio cantuccio:
    è tardi! è l’ora! Sì, ritorniamo
    dove son quelli ch’amano ed amo.

    (da Canti di Castelvecchio, 1907)

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