La poesia del Vangelo. Domenica 23 giugno 2019 (Luca 9, 11-17)
Il racconto di della moltiplicazione dei pani e dei pesci è una pagina di poesia: la poesia del Vangelo, la poesia delle cose. Immaginiamo la folla seduta in terra, al crepuscolo, il brusio incredulo e gli sguardi stupiti, i pani e i pesci distribuiti miracolosamente a tutti, le ceste riempite degli avanzi affinché niente vada sprecato. Aggiungervi una riga significherebbe rischiare l’ipocrisia della retorica sulla semplicità dei poveri. Meglio allora lasciare che sia la voce di un poeta e sacerdote a fare da eco, se pur alla lontana, al passo di Luca: la voce di David Maria Turoldo, che torna di nuovo a occupare questo spazio.
Questa che riporto è una poesia amara sulla terra fattasi fioca, grigia, malata, dove «ognuno torna alla sua casa / sempre più solo» nel gelo delle moderne «liturgie» (ciascuno traduca il termine come crede: vengono comunque in mente i riti asfittici imposti dalla modernità consumista). In tale appassirsi dei colori e dei sentimenti, il poeta richiama al valore dell’autenticità: «tempo è di tornare ai poveri / per ritrovare il sapore del pane», e aggiunge: «E la gente, l’umile gente / abbia ancora chi l’ascolta». Allora, riscoperta la naturalezza del rapporto con la terra e col mondo, verrà spontaneo perfino «non chiedere nulla». (Maria Rosa Tabellini)
David Maria Turoldo
E NON CHIEDERE NULLA
Ora invece la terra
si fa sempre più orrenda:
il tempo è malato
i fanciulli non giocano più
le ragazze non hanno
più occhi
che splendono a sera.
E anche gli amori
non si cantano più,
le speranze non hanno più voce,
i morti doppiamente morti
al freddo di queste liturgie:
ognuno torna alla sua casa
sempre più solo.
Tempo è di tornare poveri
per ritrovare il sapore del pane,
per reggere alla luce del sole
per varcare sereni la notte
e cantare la sete della cerva.
E la gente, l’umile gente
abbia ancora chi l’ascolta,
e trovino udienza le preghiere.
E non chiedere nulla.
(Da David M. Turoldo, “Nel segno del Tau”, edizioni “All’insegna del pesce d’oro” di Vanni Scheiwiller, Milano 1988